Lunedì 23 gennaio, alle 19.30, sarà Giordano Bruno Guerri, presidente della fondazione “Il Vittoriale degli Italiani”, ad inaugurare le iniziative organizzate dal wineshop Domini Veneti di Cantina Valpolicella Negrar a Sirmione per celebrare Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023. L’autore, intervistato da Giuseppe Spatola, vice presidente dell’Associazione Gruppo Cronisti della Lombardia, parlerà del suo libro “Eretico o santo. Ernesto Buonaiuti, il prete scomunicato che ispira Papa Francesco” (info: tel. 030-9196661).
L’incontro con l’autore sarà preceduto da un aperitivo di benvenuto con una selezione di vini Domìni Veneti, linea premium di Cantina Valpolicella Negrar, presente a Sirmione dal 2018 con il wineshop situato in via Todeschino 100. La cantina cooperativa negrarese, 5 volte miglior cooperativa vitivinicola italiana, prima tra tutti ad aver etichettato e lanciato commercialmente una bottiglia di Amarone negli anni Trenta del Novecento con dicitura “Amarone Extra della Valpolicella”, nel 2023 festeggia con le 244 famiglie socie i 90 anni di attività, dedicati alla creazione di vini di qualità e di espressione del territorio.
Riassume la casa editrice del libro, La Nave di Teseo: “L’autore fa luce su una figura emblematica, sempre screditata, ma che ha anticipato di un secolo il modernista papa Francesco, preannunciandolo: Ernesto Buonaiuti. Un’indagine scrupolosa e approfondita dalla quale emergono molte scoperte inedite su un personaggio controverso e sulla sua drammatica vicenda, in particolare sui suoi rapporti con Mussolini e su quelli, davvero singolari, con padre Gemelli e due santi, don Orione e Giovanni XXIII: molte riforme del concilio Vaticano II, così come quelle di papa Francesco, si rifanno infatti alle idee di questo sacerdote, perseguitato da quattro papi nel Novecento. Chierico “irrequieto e di idee avanzate e pericolose”, come lo definì una nota in seminario, Buonaiuti divenne il più importante esponente del modernismo italiano, il movimento di riforma del cattolicesimo condannato nel 1907 da Pio X. Docente di Storia del cristianesimo alla Sapienza di Roma, tentò di conciliare il ritorno ai valori della Chiesa primitiva con il pensiero moderno attraverso un’analisi critico-filologica del Vangelo. Nel 1926 gli venne inflitta la massima scomunica, che impediva a ogni buon cattolico di avvicinarlo. Accusato dal Sant’Uffizio, attaccato dall’Osservatore Romano e dalla Civiltà Cattolica, usato come oggetto di scambio tra il regime fascista e la Santa Sede durante la stesura del concordato del 1929, vittima di veri complotti ecclesiastici tesi ad allontanarlo dall’insegnamento, Buonaiuti rinunciò alla cattedra solo nel 1931, rifiutando di giurare fedeltà al regime. Neppure l’Italia nata dalla Resistenza gli rese giustizia: a causa delle pressioni del Vaticano, fu l’unico a non riottenere la docenza fra i dodici professori “non giuranti”.